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Google plus ed i suoi 500 milioni di pseudo-utenti.

google plus

Carissimi amici amanti del mondo Google, siamo lieti di annunciarvi che ieri la nostra azienda preferita ha annunciato di aver raggiunto il mezzo miliardo di utenti nel social network migliore del mondo, Google Plus.

Un risultato davvero notevole, soprattutto considerato che è stato raggiunto in poco più di un anno (mentre Facebook più di 8, buuuuuh).
Soprattutto considerato che Facebook già nel 2004 aveva molti colossi ad aiutarlo, mentre Google Plus è partito praticamente da solo.
Inoltre da sottolineare come gli utenti connessi ad internet di adesso siano molti di meno rispetto al 2004, e siano molto meno abiutati a conoscere ed usare i social network (ad esempio dopo anni di Facebook/Twitter).
Di seguito, una serie di cose che Google non ha potuto o voluto fare per spingere la sua piattaforma, che come sappiamo adesso è più famosa di Facebook (basta chiedere in giro):

-Annuncio e lancio in pompa magna da parte del più grande motore di ricerca del mondo.

Promessa non troppo velata di vantaggi SEO sul motore di cui sopra.

Diminuzione del traffico verso Facebook esattamente coincidente con la nascita di Search Plus Your World.

Introduzione graduale di pagine, luoghi, eventi, gruppi ed altre cose che su Facebook non c’erano (e che poi FB ha copiato).

Proposte di registrazione, anche semi-automatiche, ad ogni creazione di account Gmail o Youtube ed altri servizi.

Pubblicità in tv in stile Apple (mai fatta prima).

-Proposte di registrazione ed integrazione G+ ad ogni dispositivo Android registrato, (centinaia di milioni).

Pubblicità su AdSense e su portali.

-Recente obbligo a creare un profilo Google Plus per votare o commentare un’app Android

-Recente integrazione tra Youtube e Google Plus.

Pensateci un po’, 500 milioni di utenti senza fare tutto questo.
Tutti attivi e consapevoli ovviamente. Che successone! 😀

(provate a pubblicare questo post su Google Plus, un’orda inferocita di Fanboys vi ucciderà).

Comunque seriamente, Google, forse è meglio se ci dai un taglio con questa tua ossessione o rischia di diventare la tua Stalingrado.

Non ha senso sciorinare questi dati in continuazione, annunciarli come un grande e inarrestabile successo e farne uno specchio per le allodole quando un qualunque utente accorto può farsi due conti.
Che poi in quasi tutti i tuoi servizi sei grande, si integrano anche abbastanza bene tra loro, funzionano e sono in prevalenza gratuiti (tanto guadagni con i dati degli utenti, proprio come FB).
Ma riguardo questa storia del social network a tutti i costi…

-1


Se anche il Papa Benedetto va su questo Benedetto Twitter.

Habemus Papam, online.

Papa - Twitter - @pontifex

Se ne vociferava da un bel po’.
Forse a qualcuno di voi è sfuggito, ma:

E’ stato avviato il profilo Twitter di Papa Benedetto XVI.

Ben otto account, per dirla tutta.  Sette nelle lingue fondamentalmente più parlate nel mondo (incluso l’arabo, escluse le orientali (LoL)) più uno principale, @pontifex ovviamente in inglese.

Nei minuti in cui scrivo, quest’ultimo sta già raggiungendo i 300 mila follower con la bellezza di 0 (zero) tweet.

Non mancano le battute, gli spunti sono parecchi ed alcune sono davvero molto divertenti 😀
Non mancano i troll che includono bestemmie nelle mention e cercano di farle apparire nei top trend.
Non mancano, ovviamente, i mille commenti ed articoli di altrettanti  social media/communication   strategist/specialist/marketer/altro, sostenendo tutto e il contrario di tutto.

In primis: Giusto, o sbagliato?
In genere in questi casi la tua quella che è la tua opinione, quelli che sono i tuoi preconcetti già in partenza, ti forniscono facilmente molte argomentazioni.

Anche io ho provato a chiedermi se fosse giusto o sbagliato.
Però pensandoci bene, pur se eufemisticamente mi definirei non grande simpatizzante della chiesa, sono arrivato alla personale conclusione che forse una risposta assoluta non c’è.
Quindi evitando pipponi infiniti sull’importanza dei social media al giorno d’oggi,  sui paragoni con il Dalai Lama, sulla maleducazione dei bestemmiatori che coraggiosamente da casa mostrano tutto il loro coraggio, sul fatto che “si sta perdendo la testa con questo internet!!” giungo alla seguente, personale conclusione:

E’ semplicemente normale.
Normale perché il Vaticano è sempre stato avanti da questo punto di vista.
Ha sempre trovato e perseguito il modo migliore ed aggiornato di persuadere le masse ed esercitare potere.
Ha saputo fare buon uso di altri strumenti come la guerra la politica,  la paura, la stampa, la scomunica o qualsiasi altra cosa gli permettesse di raggiungere più persone possibile più persuasivamente possibile, di radicarsi sempre più fortemente in ogni mente e in ogni dove.

E Twitter è sicuramente il network più adatto all’uopo in questo caso, per vari motivi e anche perché su Google Plus non c’è nessuno.
Non c’è mica una folle e improvvisata idea di un ottantacinquenne papa dietro tutto questo (è pazzesco ma qualcuno lo pensa), lui i suoi libri li scrive a matita com’è ovvio che sia.
E’ una cosa ben pensata e organizzata per fare più presa possibile anche all’interno questo luogo che è il web, un nuovo strumento.

Che negli ultimi 20 secoli, è giusto l’ennesimo.

(Ma che poi secondo voi, avrà più follower lui o Bieber? Quale religione vincerà?)


Google Italia evade le tasse?

Pare da articoli recenti che Google Italia si ritrovi nella scomoda situazione di non aver dichiarato redditi per 240 milioni di euro.

Con tanto di Iva “relativa e dovuta per un importo pari ad oltre 96 milioni di euro“.
Ora, questo articolo non partirà con il discorso sul pagare le tasse e moralità varie che tutti sappiamo già, ma misteriosamente non tutti applichiamo già.
Inoltre, è una cosa ancora da accertare.

Quindi, poiché meglio essere sicuri prima di sentenziare, poiché non ne ho voglia, poiché anche il solo pensiero che una delle aziende più di successo del mondo si comporti in questo modo mi fa venire l’orticaria e poiché la vicenda offre molti spunti per battute, preferisco scherzarci su.
Le posto qui in stile Spinoza.it, del quale sono un discreto “fan” e nel quale laboratorio non sto ovviamente entrando, perché odio chi copia. Infatti queste battute, sono sicuro, sono estremamente peggiori e alcune ripetitive, ma fondamentalmente  a nessuno importa.

Sicuramente me ne verranno altre, magari le aggiungerò poi.
Se avete suggerimenti commentate o twittateli a @webserio 😉

  • Google evade 96 Milioni di € al fisco italiano.
    Ha qualcosa da dichiarare?

    Aspetti che faccio una piccola ricerca…

  • (volevamo pagare, è che le fatture erano tutte su quel telefonino)

  • Google evade 96 milioni di € al fisco italiano. Anche questo è un plus.

  • Google riesce a non dichiarare 240 milioni di euro.
    Ma pare sia un brevetto Apple.

  • Google evade 96 Milioni di € al fisco italiano.Tranquilli, ce li abbiamo tutti nel wallet.

  • Spariti 240 milioni di redditi.
    “La ricerca non ha prodotto risultati in nessun documento.”

  • Google evade 95 Milioni di € al fisco italiano.
    +1

 


YouTube Downloader e l’inflazione delle parole “genio” e “innovazione”

YouTube

Sono vicende abbastanza ripetitive.

Nelle ultime ore si sta facendo un gran parlare della storia di Andrea Giarrizzo, della sua app YouTube Downloader e del premio di 100 mila dollari assegnato da Samsung qualche giorno fa, del suo annullamento con rimozione dallo store poco dopo.

Pare sotto direttiva di Google e dopo svariate segnalazioni da parte di programmatori abbastanza arrabbiati, in buona parte anche italiani.
Come prevedibile, il frastuono mediatico che è succeduto a tutto ciò è stato notevole e come sempre ci si divide in abbastanza patetici “schieramenti”.

Chi condanna il ventenne come avesse venduto AK-47 a una gang di dodicenni e chi, levando degli inutili scudi nei confronti del proprio conterraneo, lo difende a spada tratta arrivando addirittura ad accusare Google o Samsung, o chi ha segnalato la cosa.

E via di retorica con le solite argomentazioni della serie “Ma potevano dirglielo prima”, “Ma alla fine i video li scaricano tutti”, et cetera.

Ma soprattutto, la parola magica arriva sempre “Lui è un genio“, “il genio delle app”, “il genio dell’informatica”, “il nuovo Bill Gates/Mark Zuckerberg/Steve Jobs/Altro nome mainstream”.
Che poi il paradosso è che se ad uno che fa questi articoli chiedessi chi fosse Alan Turing, o Dennis Ritchie, tanto per dirne due, ti guarderebbero con aria disorientata.

Ma non è questo il punto.
Ora, il discorso è semplice.
Nessuno vuole condannare alla galera un ragazzo per aver fatto questo.

Ma sapeva a cosa andava incontro, lo sapeva sicuramente ed è inutile dire il contrario.

Un software che funzioni non si crea dall’oggi al domani e prima di farlo, ti informi.
Che poi lo sai a prescindere, che YouTube è di Google. O comunque di qualcuno è, non
sta li per farci un favore. Tra l’altro, ha anche un regolamento abbastanza chiaro.
Non considero affatto un caso che l’applicazione fosse presente sullo store di Samsung e non su quello di Google.

Tutti questi difensori delle cause perse sorvolano ampiamente sul fatto che questa applicazione non solo pare si basasse su algoritmi da non utilizzare per applicazioni commerciali. Ma che addirittura traeva lucro (tanto lucro) da un servizio di qualcun altro, ed oltretutto, su Android!! 
E’ come tirare via benzina da una stazione di servizio Agip, sfruttare il parcheggio stesso della stazione per rifornire le macchine che passano,  fare soldi a palate e poi incazzarsi pure se ti tolgono via tutto.
E invece no, lo paragonano al creatore di Napster, chi gli muove accuse è solo un italiano bravo a tirare la prima pietra che ha distrutto il sogno di un ragazzo di 20 anni, italiano e già per questo da supportare da parte di tutti noi, che invece sappiamo solo essere invidiosi. Lui è un genio. Punto. E Google cattiva (che poi lo sia davvero o meno è un altro discorso) lo ha messo al muro.

Ripeto, nessuno vuole crocifiggere nessuno.

Però, non trovo il modo più semplice di dirlo, il fatto che sia italiano non c’entra un cazzo.

Perdonate la brutalità, ma mi sono rotto le scatole.
Non c’è nulla di geniale in tutto questo. E’ puro campanilismo questo.
Non ho problemi a considerare genio un tredicenne cinese che riesce a craccare un sistema operativo appena uscito, per puro divertimento.
O magari un adolescente americano che supera le barriere di iPhone e PS3 nel giro di qualche mese.

Questi sono geni. Marconi, Fermi erano geni italiani e nessuno al mondo lo negherebbe mai (e perdonate la sproporzione con gli altri casi, ma è per citarne di noti).

Questa è stata una mezza furbata, assolutamente niente di geniale.

Un genio è uno che pensa fuori dagli schemi, uno che parte da un’idea e mettendola in atto ne stravolge i canoni convenzionali, restituendo un qualcosa di davvero innovativo.

Ora onestamente, pensate alle parole “applicazione per scaricare i video da YouTube”, nel 2012, e sforzatevi in tutti i modi di trovarci la genialità.
Molti dicono “Ma la genialità è anche il saperlo mettere bene in atto”.
Vero, ma non c’entra.

Scaricare un video da YouTube è più o meno la prima cosa che ti viene in mente dopo mezz’ora che lo scopri e che ci navighi, ed esistono almeno una decina di milioni di programmatori perfettamente in grado di metterla in atto.
Stimando al ribasso. Ed infatti di applicazioni così ne sono state sfornate a centinaia.

Una semplice query su qualsiasi motore di ricerca, restituisce centinaia di milioni di risultati.
Per non parlare di stronzate mediatiche della serie “l’app più scaricata al mondo” che sbucano come funghi da ogni informatissimo giornale online.
Funghi senza radici, per definizione.  Angry Birds ha superato il miliardo di download, tanto per citarne uno. Non si parla di unità o decine, ma di ordini di grandezza diversi.

Più si naviga, si ascoltano i media e più ci si accorge che “Genio” e “innovazione” sono tra le parole più inflazionate degli ultimi anni.  Quasi quanto “amico” da quando esiste Facebook.

Parlando di innovazione, il problema qui è prevalentemente un altro.

Il problema è che Samsung lo abbia premiato con 100 mila dollari senza prendersi lo scrupolo di fare un controllo.

Della serie:
“Dobbiamo premiare un’applicazione con 100 mila $. Toh, guarda quanti download ha questa qui!”
“Ma cosa fa?”
“Youtube Downloader. Hmmm boh, sarà sicuramente qualcosa di innovativo, e non ci vedo niente sotto. Aggiudicato”

No ma davvero, è andata così? Oppure come? Tutto calcolato o ignoranza e noncuranza surreali?
E’ questo il vero scandalo, che venga premiata come innovativa un’applicazione che sfrutta un’API per scaricare video da YouTbe. E’ surreale.

Poi tra l’altro gettando così un ragazzo di 19 anni in una polemica che malgrado tutto forse non meritava.

Tornando quindi ad Andrea.

Come si suol dire, “gli è andata bene finché è durata”, e ci ha tirato su un po di soldi, buon per lui.
In bocca al lupo per il futuro, ma ora gambe in spalla e su con qualcosa di originale e soprattutto di lecito.

Tutto sta specialmente nel vedere come reagirà, cosa dichiarerà.

Se sarà umile nell’ammettere che comunque ha sbagliato e che il premio fondamentalmente non lo meritava, tanto di cappello.

Lo stesso, ad esempio, non si può dire di un altro caso.
Ma ne parlerò ampiamente in uno dei prossimi post.
Per adesso non faccio nomi. Egomnia.


Bush sbaglia e vota Obama. I giornali seri ci cascano.

No, sul serio, appena ieri avevo finito di parlare di quello che combinano certi giornali online.

Argomento principale del giorno: Ovviamente le elezioni presidenziali USA 2012.

Dico io è un avvenimento di importanza mondiale. Informatevi santo cielo. E’ il vostro benedetto e bellissimo lavoro.

E invece no.

Un sito satirico pubblica una notizia su un presunto errore di George W. Bush durante le votazioni.

E fa il  maledetto giro del mondo.
La Repubblica e TgCom ci cascano in pieno.
I primi eliminano l’articolo (leggete bene la url).

Ma continuano ad apparire in SERP.

Dalle parti del TgCom24, invece, l’aria è ancora fresca e l’articolo è ancora in bella vista.

Screenshot notizia bufala bush tgcom24

Ne avevo parlato giusto ieri, dico io..


Come creare un giornale online di successo in 6 semplici passi [parte 2]

Se sei un tipo ok e sei aggiornato sui blog più in voga del momento, sicuramente ti sei già imbattuto nel post su come creare un giornale online di successo in 6 semplici passi.

Poiché però il post in questione spiega solo 3 semplici passi sui 6 semplici passi per creare un giornale online di successo, probabilmente hai capito che mancavano altri 3 passi (per creare un giornale online di successo).

Quindi magari in questa settimana hai creato un giornale online e sei rimasto a metà.

Non temere. Ecco il seguito!

  1. Scegli argomenti e titoli “emozionanti”

    O forse dovrei dire emozionali.
    Non importa, l’importante è che qui non importa tanto di cosa parli, l’importante è che se ne parli tanto.
    Chiunque si avventuri nel web marketing o abbia cognizioni di marketing anche basilari, sa benissimo una cosa, che i giornalisti da decenni sanno ancora meglio: Parlare di ciò che fa notizia, ciò che fa discutere la gente e ciò che la farà andare sul mio sito/vendere il mio giornale.
    Chi se ne importa di quello che accade in Italia e nel mondo, parliamo del fondoschiena di Pippa Middleton!
    Fate di Studio Aperto il vostro modello di giornale preferito.
    Oppure, ricordate la ragazzina del punto 3?
    Crediate che sia stato abbastanza spiattellare la sua (sbagliata) foto privata su tutti i giornali? Ancora una volta… Sbagliato! Parlate di lei, della sua vita che non c’è più. Indugiate nella sua vita privata. Indugiate ancora e ancora su di lei e vedrete quanta attenzione che attirerete, quanti click che ci saranno.

    Già, a proposito.. I click..
    Parlavamo poco fà di marketing. Bene. Uno dei parametri più importanti, sempre più avidamente ricercati è il numero di click/visite ad un sito. Come certamente sappiamo anche noi blogger.
    Da qualche tempo, molti si sono accorti che una bassissima percentuale di persone, letto un titolo, legge poi l’articolo nella sua interezza.
    Alla gente come sappiamo piace innanzitutto giudicare, e spesso sentenzia dopo aver letto due righe su vicende complicatissime.
    Capirai quindi che, come ogni copywriter sa bene, con il titolo di giochi almeno l’ 80% dell’attenzione di chi legge.
    Questo imporrebbe almeno in una mente ragionevole di mantenere comunque una certa coerenza tra il titolo e la notizia stessa. Ma ovviamente così non devi fare.
    Intitola il tuo articolo con qualcosa del tipo:
    INCREDIBILE!!! La polizia uccide per uno spinello a Times Square.
    Poco importa che avesse o meno un machete in mano e corresse in mezzo alla gente.

    L’importante è catturare l’attenzione di chi legge. Aumentare i click, le condivisioni, la tua visibilità. E un buon titolo fuorviante è l’ideale.
    Soprattutto ti tornerà utile durante la fase di spam del tuo link, il che ci porta alla fase successiva:

  2. I tuoi link, DAPPERTUTTO!

    tanti link

    Ricordati sempre che un buon contenuto che genera da solo mille visite non porterà mai il traffico di un contenuto mediocre con diecimila link disseminati per il web.
    Lo spargimento inopportuno di link è vecchio come internet stesso, è cresciuto nelle varie mailing list e chat e adesso ha trovato l’habitat perfetto nei social media.
    Da quando questi ultimi esistono come sai non passa giorno senza che qualche simpatico amico fuori di senno ti riempia di spam assolutamente fuori tema, fuori target e FUORI DAI COGLIONI!!!. O almeno questo è quello che gli vorresti dire quando ti linka per l’ennesima volta il suo sito di cui a nessuno importa.

    Comunque, poiché tu sei migliore di tutti gli altri ed i tuoi contenuti deve leggerli chiunque che ne abbia interesse o meno, è arrivato il momento di farlo anche tu!

    Quindi crea un profilo su ogni singolo social network che conosci.
    Crea un profilo twitter e segui 2000 persone, non leggerne nessun tweet, non interagire in alcun modo e invia a raffica migliaia di link.
    Apri Facebook e crea una pagina, un profilo personale ed un gruppo (tutti e tre, mi raccomando) e aggiungi più gente che puoi. Invita, tagga, TAGGA a più non posso. Facebook non ti fà taggare abbastanza amici nei post? Tu sei più furbo. Condividi una foto con annesso link al tuo articolo, e taggaci quanti più amici puoi. Tutti ammassati. Tutti insieme.
    Non lasciare che le persone interessate al tuo articolo lo leggano. Imponigli di leggerlo.
    Poi già che ci sei, per riallacciarci al punto 4, cerca di mettere un bel commento fuorviante e scandalizzato. Aiuta molto ad aumentare il numero di click.

    Ma che poi, a che cosa serviranno mai queste benedette visite? Con l’ultimo punto, quadriamo il cerchio:

  3. Riempi il sito di pubblicità.

    sito troppa pubblicita
    Direi che adesso ci siamo. Se hai seguito bene i consigli, sei a buon punto. Ma manca qualcosa.
    Che me ne faccio di un sito di informazione che genera migliaia di visite? Informazione?
    Da che lo sai. Sono sicuro che sei un tipo sveglio e già da subito hai intuito l’equazione:

    Tante visite = Tanti soldi

    Ed essendo così sveglio, hai fatto qualche ricerca. Hai scoperto che esistono cose chiamate banner programmi di affiliazione come AdSense e molti altri.
    Questi programmi hanno tutti due punti in comune:

    Non rovinano affatto il design e la leggibilità e l’usabilità di un sito.

    Ti fanno guadagnare migliaia di euro ogni poche centinaia di visite.

    Naturalmente, più pubblicità metterai (All’apertura del sito, nell’header, nel footer, nei menu, sopra gli articoli, in mezzo agli stessi, altri posti che poi vedi che li trovi ecc. ecc.) e più soldi guadagnerai. Tutto questo a discapito di nulla e garantendoti un buon guadagno netto che ti farà diventare ricco nel giro di pochi mesi.

     

Pare che abbiamo concluso. Se hai seguito bene tutti i consigli, adesso hai un bel sito di news online:

  • Su un argomento di cui si parla tantissimo, qualunque esso sia.
  • Hai decine di scimmie che battono a macchina per te, in cambio della tua benevolenza.
  • L’importante è la quantità, e tu generi centinaia di contenuti al mese.
  • Tutte le tue notizie fanno un sacco di notizia, e generano molte visite.
  • I tuoi link sparsi in ogni angolo del web aumentano la tua visibilità e le tue visite e discussioni come i maestri del marketing ci insegnano.
  • Le visite vengono facilmente convertite in un sacco di soldi, e dovrai solo scegliere se diventare ricco o aumentare sempre di più il tuo giro.

Beh, direi che dovresti pure ringraziarmi adesso.
Ma anche i contanti sono apprezzati.
Magari al prossimo tutorial ti spiegherò come diventare imperatore del mondo, tanto è facile uguale. Ciao!


Come creare un giornale online di successo in 6 semplici passi.

Un aspetto che sempre, da subito è apparso tra i più importanti ed innovativi con l’avvento di internet lo conosciamo bene: La libertà di informazione.
Tutti noi al solo sentir parlare di “informazione online” associamo la stessa ad un concetto di libertà, mancanza di censura e trasparenza.

Sull’onda del definitivo ed esponenziale allargarsi della quantità di nuovi potenziali lettori, qualche anno fa le testate giornalistiche già famose e storiche  gradualmente hanno creato la propria edizione online.
Medio tempore, alcuni pionieri si sono lanciati nella creazione di nuovi siti di informazione, settoriali o totalmente generici, da soli o con qualche collaboratore ma comunque partendo da zero.
Alcune di queste, soprattutto quelle fatte prima e fatte meglio hanno avuto successo.
Alcuni ci hanno fondato vere e proprie startup.
Oggi è un pullulare di siti di informazione più o meno credibili, perché non crearne uno anche tu?

Riuscirci è facile, basta seguire:

Le 6 regole per creare un giornale online di successo:

  1. Scegli un settore, non importa quale.

    E’ assai probabile che tu sia tentato di concentrarti su quello che più ti interessa, che più ti piace o comunque su cui sei più aggiornato. Del resto sembra logico parlare con cognizione di causa no?
    Niente di più sbagliato!! Perchè rinunciare a tutte le succose visite che ti porterebbe parlare di scandali, di politica o del video hard  di Belen che è stato messo in giro. Sai quante ricerche ti perdi?

    Video Belen Query Stats
    Quindi parla di tutto, ogni settore lasciato è un settore perso, non importa se si vede chiaramente che è un post fatto solo per ottenere visite, credi forse che il lettore se ne accorga?

  2. Assumi un esercito di scimmie.

    monkeys_on_computers

    Di che cosa sto parlando? Beh, in effetti il titolo è un pò una battuta. In realtà intendevo:
    Sfrutta un esercito di scimmie.
    Pensaci bene: Credi davvero di riuscire da solo o con qualche amico di riuscire a generare abbastanza contenuti per emergere in un mondo così competitivo?
    Dai che adesso hai capito. Ebbene sì.

    Il mondo per tua fortuna è pieno di persone che hanno una passione, che è quella di scrivere. A volte queste persone hanno anche un sogno, che è di diventare giornalista o scrittore. Se ti và abbastanza di fortuna, potresti imbatterti in un ragazzo che per riuscire a realizzarlo sarebbe disposto a tutto. Anche a farsi spremere come un limone pur di poter pubblicare per un giornale online e racimolare quattro spiccioli, che magari è anche un neolaureato disoccupato.
    Bene, vai alla ricerca di questi esemplari ed accaparratene più che puoi. Fanne man bassa prima che cambino idea o peggio, trovino un lavoro serio che li qualifichi e gli permetta di guadagnare una cifra dignitosa facendo quello che sanno fare.
    Che poi in fondo gli stai facendo un favore, pensaci:
    Non solo li paghi un euro ad articolo (possibilmente che porti più visite possibile, vedi punto 1).
    In più gli stai permettendo di sfruttare la visibilità del tuo prestigioso sito. Fagli mettere una bella firma a fine articolo ed oltre ad inorgoglirsi potranno mettere nel curriculum delle referenze che un giorno gli spalancheranno qualsiasi porta.
    Qualcuno potrebbe dirti che si tratta di una cosa chiamata content farm. Se dovesse capitare, prima vai a cercare cosa significa e poi censuragli il commento.

  3. Copia-incolla e qualche modifica.

    Google_News

    Anche qui c’è da sfatare qualche falso mito.
    C’è chi ti avrà fatto sicuramente credere che il giornalismo sia fatto di molte cose tra cui impegno, perseveranza, conoscenza approfondita di un settore, attenzione costante, a volte anche coraggio e soprattutto approfondire e verificare le proprie fonti.
    Anche qui, niente di più sbagliato! Non ci vuole un genio per capire quanto impegnativo ed oneroso sia tutto questo, in termini di tempo e risorse.

    Vuoi stare un giorno ad approfondire un solo articolo? Ma stai scherzando?
    La giornata lavorativa è importante ed in una sola di esse devi sfornare almeno 8-9 articoli. Che poi se te li pagano ad un euro al chilo (punto 1) è l’unico modo che hai di tirar su qualcosa.
    Riguardo al dove reperirle, non hai che l’imbarazzo della scelta. Il web è pieno di siti migliori del tuo e costantemente aggiornati dal quale copiare quello che ti pare.
    Quindi imposta il tuo bel feed reader, o un alert di Google, scegli, copia, incolla, cambia qualcosa, fatto.
    Poi aggiungi pure il tuo tocco di iniziativa:
    E’ morta quella ragazzina poche ore fa e se ne conosce solo il nome? Sicuramente farai un figurone a pubblicare per primo la sua foto. Perché non cercarla su Facebook!
    Non sei sicuro che sia lei e devi pubblicare un articolo che potrebbe essere letto da milioni di persone? Chi se ne importa! Tu sii il primo!
    Qualcuno ha modificato la voce di Wikipedia su quel personaggio famoso, e adesso risulta defunto? Allora deve essere assolutamente così! Un bel necrologio in anteprima e vedrai quante visite.. E che figurone che farai!

     

Bene, a questo punto mancano solo 3 semplici ma fondamentali passi per avere un sito di news completo, perfettamente rispettabile e che fatturi soldi a palate. Non perderteli assolutamente.. A presto! 😀